Aborto spontaneo_ cause e sintomi
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Aborto spontaneo: cause e sintomi

L’espressione aborto spontaneo indica l’interruzione spontanea della gravidanza che avviene entro la 20^ settimana di gestazione, ovvero prima che il feto possa, ipoteticamente, sopravvivere in caso di parto. Gli aborti precoci avvengono molto frequentemente di quanto si pensi e, in molti casi, anche prima che la donna si renda conto di essere incinta. Nello specifico, l’aborto spontaneo si verifica durante le prime 13 settimane di gravidanza (il primo trimestre): quando capita nelle prime settimane, in genere, non è necessario alcun intervento medico, nel caso in cui la gravidanza si interrompe in epoca più avanzata potrebbe, invece, essere necessario praticare un intervento di raschiamento.

Cause e sintomi dell’aborto spontaneo

La maggior parte degli aborti spontanei che si verificano nelle prime 10-11 settimane di gestazione ha come causa un problema di tipo genetico o da un difetto congenito. Per gli aborti spontanei che si verificano tra la 13^ e 20^ settimana la causa non è stata identificata. Sono stati individuati dei fattori di rischio che portano all’aborto spontaneo, ovvero:

  • età avanzata (maggiore di 35 anni);
  • anomalie a carico degli organi riproduttivi, come la presenza di fibromi, utero doppio, cervice debole, tessuto cicatriziale;
  • uso di sostanze come alcol, cocaina e tabacco;
  • lesioni gravi;
  • infezioni tra cui quella da citomegalovirus o rosolia;
  • disturbi alla tiroide;
  • diabete grave o non tenuto sotto controllo;
  • disturbi come celiachia, lupus, ipertensione arteriosa e nefropatia cronica;
  • incompatibilità Rh;
  • shock emotivo;
  • aver già abortito in precedenza.

I sintomi più comuni di un aborto spontaneo sono uno spotting con striature di sangue rosso brillante o scuro o perdite più marcate. A ciò si possono aggiungere anche le contrazioni uterine che portano crampi. È bene sottolineare però che tracce di sangue in forma lieve possono presentarsi anche durante le prime fasi di gravidanze che vanno a buon fine.

La classificazione dell’aborto spontaneo

L’aborto spontaneo è un processo, più che singolo evento. Esistono diversi tipi di aborto spontaneo, come:

  • Minaccia d’aborto. Sanguinamento uterino nelle prime fasi della gravidanza a cui si associano crampi o mal di schiena. Il collo dell’utero resta chiuso e il sanguinamento è conseguenza dell’impianto.
  • Aborto interno o ritenuto. Si tratta del caso in cui l’embrione è morto ma non viene espulso all’esterno. Tra i sintomi c’è la brusca riduzione dei sintomi della gravidanza e l’assenza di battito cardiaco fetale.
  • Aborto ricorrente. In questo caso si verificano tre o più aborti spontanei durante il primo trimestre di gravidanza.
  • Aborto da uovo bianco/cieco. L’ovulo fecondato si impianta nelle pareti uterine, ma il feto non comincia a svilupparsi.
  • Gravidanza ectopica. L’uovo dopo la fecondazione si impianta in un luogo diverso dall’utero come l’interno della tuba. Bisogna intervenire immediatamente per interrompere lo sviluppo dell’ovulo.
  • Gravidanza molare. Quando a causa di un errore genetico la fecondazione provoca la crescita anomala di tessuti all’interno dell’utero.

Terapia dopo l’aborto spontaneo

A seguito di un aborto spontaneo, se all’interno dell’utero non sono più presenti feto e altri tessuti della gravidanza, non è necessario alcun trattamento soprattutto se la gravidanza si è interrotta nelle primissime settimane. Quando l’organismo non riesca a espellere i tessuti residui sono tre le strategie che vengono individuate dal ginecologo:

  • vigile attesa,
  • terapia farmacologica,
  • intervento chirurgico.

Dopo l’aborto spontaneo si aspettano circa 1-2 settimane per vedere se compare una specie di mestruazione che pulisca l’utero, in questo caso il ginecologo, solitamente consiglia di verificare con un’ecografia o una serie di dosaggi delle beta HCG per verificare l’assenza di residui. Se invece compare un sanguinamento particolarmente abbondante o un forte dolore è bene recarsi immediatamente al Pronto Soccorso. In alcuni casi, si assumono farmaci specifici per facilitare l’eliminazione del tessuto residuo a cui viene associato un monitoraggio costante della situazione. In altri invece, è necessario sottoporre la donna a intervento chirurgico di raschiamento in anestesia locale o totale. L’impatto emotivo di un aborto spontaneo può essere particolarmente forte da richiedere il consulto di un terapista.

Photo credits:
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

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