Che cos'è la Shaken Baby Syndrome?
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Che cos’è la Shaken Baby Syndrome?

Nelle prime settimane di vita del neonato può spesso capitare di sentirlo piangere in modo quasi inconsolabile e le cause potrebbero essere differenti: fame, sonno, dolore; il pianto è il loro modo di comunicare. Da anni pediatri e specialisti invitano i genitori a evitare di scuoterlo perché ciò potrebbe causare gravi danni neurologici e portare, alla cosiddetta, Shaken Baby Syndrome.

Che cosa è la Shaken Baby Syndrome

La Shaken Baby Syndrome o Sindrome del bambino scosso è ritenuta essere una grave forma di maltrattamento fisico riscontrata nei bambini sotto i due anni di vita. Prima dei due anni, i bambini non hanno ancora ben sviluppata la muscolatura del collo, per questo uno scuotimento troppo forte potrebbe portare il cervello a sbattere contro le ossa del cranio, causando gravi danni. Nello specifico, la Shaken Baby Syndrome interessa i neonati tra i due e i sei mesi di vita: periodo di massima intensità del pianto. A quell’età il bambino non ha il controllo del capo, la testa è più pesante rispetto al corpo, la struttura ossea è fragile e il cervello ha una consistenza gelatinosa e, un eventuale scuotimento, può portare a uno sballottamento all’interno del cranio.

Le cause

Il gioco del cavalluccio e del lancio in aria, cadute accidentali e frenate brusche, non sono attività che causano la Shaken Baby Syndrome, sebbene siano comunque pratiche rischiose. Nei primi mesi di vita, bisogna evitare di ricorrere allo scuotimento consolatorio, per quanto presi da stanchezza, snervamento o senso di impotenza.È stato riscontrato, infatti, che questo tipo di maltrattamento avviene in ambiente famigliare: genitori o più in generale, le figure preposte all’accudimento, devono fare attenzione a non cadere nel tranello di una pratica consolatoria che, invece, è molto pericolosa.

Le conseguenze

Le conseguenze di uno scuotimento troppo forte dipendono dai casi: generalmente, sono correlati alla gravità dell’abuso.

I danni possono portare a:

  • paralisi cerebrale;
  • emorragia subdurale;
  • emorragia retinica;
  • disturbi visivi o uditivi;
  • epilessia;
  • danni neurologici;
  • lesioni al collo o alla spina dorsale;
  • edema cerebrale (rigonfiamento del cervello);
  • ritardo psicomotorio e mentale;
  • morte.

Altri come difficoltà di apprendimento, disturbi del linguaggio e disturbi depressivi possono comparire durante l’infanzia e l’adolescenza. Tra i sintomi più comuni ci sono inappetenza, vomito, difficoltà di suzione o deglutizione, irritabilità, sonnolenza, rigidità della postura, assenza di espressività facciale, difficoltà respiratorie, fratture alle ossa delle braccia o delle costole.

Cosa fare per calmare il bambino

Se ci si trova nella situazione in cui il bambino non riesce a calmarsi, possono essere messe in pratica varie soluzioni come:

  • Fargli fare un bagnetto rilassante;
  • Contenerlo con delicatezza, piegando le gambette, come per tornare in posizione fetale;
  • Fargli fare un giro in auto;
  • Fargli sentire la vostra vicinanza attraverso la voce e il contatto fisico.

Ovviamente, si possono utilizzare anche altri metodi, molto sta nella creatività dei genitori e nello speciale rapporto che instaurano con il bambino. Nel caso in cui il bambino, nonostante tutto, non riesca a non piangere, chiedere l’aiuto ad amici di famiglia o familiari può aiutare i genitori a recuperare energie e serenità. Se invece si teme che le cause possono essere legate alla salute del piccolo, è bene sempre rivolgersi al parere del pediatra.

Photo Credits:

Foto di jakobking85 da Pixabay

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